lunedì 29 luglio 2013

Trentagiorni (più o meno)

Il primo mese qui è passato in sordina.
Niente candelina da soffiare, due giorni fa, per per il nostro complimese, ma una giornata come tante: casa da sistemare nei limiti di quello che, abbiamo capito- sarà un lungo trasloco, il lavoro di Andrea, la spesa, una lunga passeggiata notturna con i canetti e i nuovi vicini.

Esattamente quello che credo sia giusto fare in questi primi giorni, giorni buoni per acclimatarsi, infilando il piede in acqua per preparare tutto il corpo, lentamente.


Giorni buoni per guardarsi intorno, per prendere le misure, per conoscere bus, tram e i loro affidabilissimi orari, per studiare supermercati e lavanderie: che quella nel palazzo è comoda per ovvi motivi, ma quella vicino al lago...quella vicino al lago ti regala 40 minuti seduta al sole, ad aspettare che il bucato sia pronto.
Per scegliere le strade migliori da fare quando si esce con i cani, la bakerei con il cappuccino e i croissant più buoni, che il salato di mattina, quello ancora no.

I nostri orari continuano ad essere sballati, quando possiamo, cioè quando Andrea non lavora, ci alziamo con calma, portiamo fuori i cani, facciamo colazione fuori, sbrighiamo qualche faccenda. E la sera, la sera in un Paese in cui si cena alle 19 o anche prima, noi non riusciamo a cenare con la luce quindi fino alle 22.00 non ci mettiamo a tavola.
A tavola poi, in realtà è solo da stasera che abbiamo effettivamente un cucina in cui poter cuocere qualcosa e non mangiare solo panini.
E tutto questo inizia a fare casa. 

La difficoltà di tutto quello che stiamo affrontando ce la ricordiamo ogni giorno, ad ogni battito di cuore accellerato, ad ogni senso di stordimento, ad ogni vampata di caldo.

Tutto quello che ci aspetta ogni giorno è scoperta e sfida e le cose più semplici come chiamare il ragazzo che si occupa delle riparazioni nel palazzo o comprare due tessere mensili per i mezzi pubblici diventa un'impresa, a volte divertente, molto spesso frustrante.

Ma ci aspettavamo tutto, volevamo tutto ed imparerò ad amare questo odore di nuovo, di pacchi da spacchettare, di scotch, di cartoni.
Apprezzerò ogni libro che riemerge dalle scatole e quando lo sistemerò sulla libreria proverò il desiderio di rileggerlo di nuovo, come se fosse la prima volta.

Imparerò strade, orari e parole.

Per non rimanere come una cretina quando la cassiera mi chiede se voglio lo scontrino.

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