mercoledì 28 agosto 2013

Nodo in gola day

Un insieme di prime volte, questa nuova vita. Ed oggi è stata la prima volta che qualcuno è ripartito. E non un qualcuno qualsiasi amesso che esista, ma un qualcuno speciale: mamma, sorella, amici che per la prima volta sono venuti a conoscere -eccezion fatta per Giordano che già c'era stato prima del mio trasferimento- la città in cui ora viviamo.

 E gliel'ho mostrata con orgoglio e gioia, in tutta la sua strana vivibilità, tra le gru che fiere svettano tra i tetti, mescolandosi a ponti bellissimi e viali. Con la puntualità dei mezzi pubblici, nel caos di Kotti, nella calma del lago. Il caffè e il pranzo con mia sorella, le immancabili liti, mamma portata in giro a fare la giovane. Il Cargo berlinese, il Museo ebraico, Ostkreuz.

 E poi i saluti, ad una fermata di metro con i miei amici, un po' di corsa per nascondere la nostalgia e la tristezza (con una mano sul cuore) e a casa con mamma e Fede e con la scusa che perdevo il bus veloce veloce pure con loro. Non sopporto i saluti, mi spaventano. Preferisco tenere per i passeggeri del tram lo spettacolo dei miei occhi traboccanti.
Sono stati giorni bellissimi e molto veloci in cui ho cercato di dividermi tra loro, la scuola, la casa. Più che la casa, della quale me ne sarei fregata volentieri, dei cani, di loro non è possibile fregarsene, loro sono famiglia. Proprio come quella famiglia allargata che per una settimana è stata qui ed ha reso questa Berlino ancora più bella. L'ha resa quasi completa, ad un passo dalla perfezione.

martedì 20 agosto 2013

Innamoramento.

Una persona che conosco da poco ma che mi sembra mi voglia giá bene, ed io a lei, mi ha detto non dire i fatti tuoi, la gente è cattiva, non dire che va tutto bene.
E le sensazioni di negatività che a volte mi piombano addosso, mi spingono a darle ragione.
Scaramanzia, non ci credo ma non si sa mai.

Ma io come faccio?! Come faccio a non dirmi felice se tutto sta prendendo forma?!
Se inizio a capire 4, 5 parole a frase e se non ho quasi più bisogno della cartina per muovermi?!
Se guardo i tramonti con stupore e mi piace da morire andare a scuola e, ovviamente, mi reputo fortunata per il fatto di potermelo permettere?!

Se la mattina mi diverto ed apprendo, conosco persone che come me hanno voglia di apprendere, perchè no, divertendosi.
Se il pomeriggio lo trascorro tra le faccende di casa, i cani e se ho la fortuna di avere dei  vicini fantastici, gentili e che voglio fortemente diventino veri amici.

Se mi piace il quartiere, il caffè da bere in metro, quell'arietta fresca che ti da un'idea del freddo che arriverà.


Sono follemente innamorata di questa città versatile, questa città che sembra essere e in cui sembra di essere in eterno viaggio, mille città in una: rurale, turca, ricca, povera, moderna, russa, in eterna (ri)costruzione. Che se la guardi dall'alto del Duomo vedi tetti, gru, un fiume, gru, tetti tra i quali uno con un prato e un binario sopra. Colorata, tranquilla, caotica.

Sono innamorata, la mattina fremo all'idea di uscire e di godermi ancora le coincidenze al minuto di tram, metro e bus. Sono innamorata, leggo le innummerevoli guide che ho e penso a quando andrò a visitare quel posto o tornerò in quell'altro. Sono innamorata del Natur Park di Schönenberg: parco nato sopra una vecchia ferrovia in disuso, arricchito da istallazioni e la cui flora e fauna sono protette.

Ora sarà il tempo a dirci se questo diventerà vero Amore, quotidianità, fiducia, senso di appartenenza, normalità.

La settimana scorsa sono stati qui gli zii di Andrea, 72 e 74 anni sono saliti su un aereo e sono venuti a vedere come ce la stiamo cavando. É stato curioso vederli in questo contesto, è stato strano salutarli.

E domani?! Domani arriva il giorno che aspetto da quasi due mesi, da quando sono qui: domani arrivano mia madre e mia sorella.

Ed anche i miei amichetti.

E mi aspetta una settimana da turista nella città in cui vivo e vado a scuola.
E so che non dovrei dirlo, che la gente è cattiva ecc.ecc. ma io sono così tanto felice.

lunedì 12 agosto 2013

Vhs

La borsa é pronta e tra un po' vado a dormire che domani mi aspetta una levataccia.
É che ho iniziato la scuola, da giovedì scorso per la verità.

L'impatto è stato splendido: l'insegnante è una giovane e simpatica tedesca, alta alta e secca secca, caschetto nero ed occhialone da nerd che ha iniziato a parlare, anche se molto piano, da sempre in tedesco, i compagni di corso hanno in media la mia età, molti più giovani, qualcuno più grande, quasi tutti qua da qualche mese, qualcuno addirittura da due anni.
Italiani, Bangladesh, un'Israeliana, Spagnoli, un Cipriota, un'Americana, un Sudafricano, una Bulgara, una Polacca, un'Albanese, una Ceca, un meltin pot di colori, lingue, dialetti, usi ed abitudini, tutti lì con la stessa motivazione: imparare il tedesco.
Impresa, si sa, tutt'altro che facile ma assolutamente indispensabile. Altro che si vive pure con l'inglese.
 La scuola è la Volkshocschule di Wedding ed è la scuola del popolo, per intenderci, quindi economica ma, da quello che leggo e da quello che vedo molto seria e funzionale.
Il corso che seguo io è intensivo quindi 5 giorni a settimana, per 5 ore al giorno, che poi , sono 4 ore e mezzo se togliamo la mezz'ora di pausa. Quando esco da scuola ho un mal di testa di quelli da concentrazione: passo tutta la mattinata attenta a non perdermi una parola, un significato.
Questa per me è un'occasione preziosa, per la prima volta nella mia vita posso permettermi un periodo senza lavorare perchè, ebbene sì, qui si può vivere in due (in 4 visto che i nostri cani mangiano carne, pesce, verdure ecc.)  con un solo stipendio e posso quindi dedicarmi allo studio di questa lingua che, sono certa, ci faciliterà molto le cose da queste parti.

Il bus ogni 10 minuti sotto casa, le coincidenze perfette, il caffè, la lezione, la pausa tutti insieme in bakerei, al ritorno il Bretzel al volo e via a casa dai cani. E poi aspettare Andrea se ha il turno del pranzo oppure organizzarmi la serata tra una passeggiata al lago, qualche film, il mio libro. E i compiti a casa.

Tutte cose semplici che mi fanno sentire fortunata. Terribilmente.

sabato 10 agosto 2013

Tempeste anni '90

Qui succede così, si alza un po' di vento, il vento aumenta, il vento soffia fortissimo ed ecco una tempesta.

 Nessuna mezza misura:
se c'è sole è sole vero,
-ma dopo due minuti-
se c'è vento è vento vero
e se c'è pioggia è pioggia vera.

 Almeno in questi giorni è così, inutile guardare le previsioni
(abitudine che non ho comunque mai avuto)
nello stesso giorno vivrai tutto e il suo contrario.
Molto spesso in tutti i sensi.

Caffè, dolcetto e vecchi video degli Afterhours. Quando si vestivano da ragazzine pelose, per capirci, o si legavano a delle assi di legno per lasciarsi dondolare, o si disegnavano mascherine nere sugli occhi. Quando Manuel era capellone ma senza chierica Giorgio smascellava un po' di meno e, soprattutto, c'era Xabier. Ah no, lui è tornato. Ed erano belli davvero, belli indiscutibili e credibilissimi, non come ora che sono belli perchè lo sono stati. Terribilmente anni '90, proprio come Berlino. Ma forse, ancora di più come la parte in cui siamo noi, di Berlino.
Vestiti, tagli di capelli, negozi. Atmosfera.

Qui è dagli anni novanta che non si è usciti vivi.

mercoledì 7 agosto 2013

Giornata tipo (anzi mezza)

Per il mio ultimo giorno da fancazzista italiana a Berlino che poi i primi due termini qui sono quasi sempre sinonimi , avevo programmato un salto in libreria in mattinata. E magari a scuola per vedere se per caso avevano affisso qualcosa in bacheca. E basta.

Domani inizia scuola e giammai la scolaretta rompiballe che latita in me potrebbe andare a scuola senza libro. Ma si sa, questa città è imprevedibile e così...


Dai Blu, andiamo a fare la passeggiata. Però facciamo il giro dell'isolato, senza allontanarci troppo 
Peccato solo che da queste parti, il giro dell'isolato è roba di 2 km, forse 2 km e mezzo perchè non è il giro del palazzo ma il giro di 2, 3, 4 fabbriche di quelle enormi e rosse degli anni 40, e poi prati, boschi.

e   Oddio un ponte, ma dove cavolo siamo?! Ci siamo persi Blu, non ridere. Ah, ecco, riconosco la strada.</i> E così dopo un'ora e mezza di camminata, con somma gioia del mio cane torniamo a casa. Dai Gimli ora tocca a te, aspetta che prendo la spazzatura. Plastica, umido, carta. Ah sì la carta la infilo tutta in questa bella scatola di cartone. Pure l telefono che non si sa mai. Mmmm...niente tasche. Vabbè ecco il lampo di genio- metto nella scatola della carta, vuoi che non mi ricordi di toglierlo pri ma di buttarla?!?!?! ascensore, spazzatura, butto tutto. Tutto. 50 metri e ...ora prendo il telefono e... ÀAAARRRGGGGHHHHHH IL TELEFONO!

Come una cretina l'avevo lasciato nella scatola. Torno indietro di corsa ed eccolo lì...impossibile da prendere. Fermo un ragazzo convinta che col braccio più lungo ce l'avrebbe potuta fare (manco fosse stato Carletto il Principe dei Mostri) e invece niente: non si impegna. Alla fine resto sola: io, Gimli, il cellulare nel bidone e una scopa. UNA SCOPA?!?! Ma certo che con la scopa ci riuscirò. E così tra sudore, schifo, fatica e un'abilità che manco la pesca alle giostre recupero il mio cellulare.

E poi di corsa a comprare il ibro, che qui nei primi giorni di scuola sono tutti fomentati tra penne, quaderni e libri.  Ed oltre ai miei libri prendo le penne rossa, blu, verde che servono per distinguere le parole. Non ridete.
E poi mi incontro con una ragazza italiana e parliamo di lavoro, di quest'esperienza che alla fine è una lima, per alcune cose ci accomuna tutti. Ci riporta tutti allo stato grezzo, a prescindere dalla forma che avevamo prima di fare il salto.

Pranziamo insieme e poi da Primark, come se fosse una giornata di shopping con un'amica invece che con una persona conosciuta da 10 minuti.

Perchè a volte l'unica cosa che serve sono due chiacchere, una giro per negozi riflettendo su quanto le distanze ed i tempi cambino, in una situazione come questa.
I ragazzi che abitano sopra di noi, per esempio, mi sembra di conoscerli da una vita.
Tempo?! Le 14! Sono le 14!! La fila è troppo lunga, mollo i miei acquisti e scappo a prendere la metro.
I miei cani mi aspettano.


Ho bisogno di un dog sitter.

sabato 3 agosto 2013

Immersioni

Io mi sono immersa in un lago e mai avrei detto che sarebbe stato piacevole, voi provate ad immergervi qui.
Ma prima di farlo


Lo sai cosa penso? E dimmi, tu hai lo stesso pensiero così forte, o non puoi? La luna è liquida ed io mi sento invisibil come sempre quando è tardi per dire che non sopravvivo. - Invisibile, Cristina Donà-

É che non credo mi possa bastare una sola vita, per quanto pienamente la stia vivendo e non parlo nemmeno di reincarnazione, sia chiaro, per il semplice fatto che mi è impossibile sapere se e in cosa mi reincarnerò.

Non parlo di una vita dopo questa, questa mia vita bella che spero sia anche lunga, lunga il giusto per intenderci: nente da lasciare in sospeso ma nemmeno quell'accanimento testardo che ci rende centenari infelici, imprigionati in un corpo e in una testa che non riconosciamo più.
Parlo di vite parallele: destra, sinistra, su e giù. Parlo di quelle vite che, ne sono certa, esistono. Però non credo sia possibile dare una sbirciata o comunque fin'ora non ne ho trovato il modo.
Perché ci sono troppe cose da fare, posti da vedere, libri da leggere, amori da amare, film da vedere, lacrime da piangere, risate da ridere, paure da affrontare, persone da conoscere per infilare tutto in una vita sola.

Osservo le vite degli altri e sento che gli altri fanno lo stesso con me, e poi vi leggo, mi leggete e poi parlo, ascolto e la mia mente parte.
Va. Viaggia. Immagina. Ricorda.
Sarà per questo che non mi sento mai sola?

giovedì 1 agosto 2013

Paure e cigni sfrontati.

(ATTENZIONE: i lettori che hanno anche la mia amicizia su facebook, troveranno delle cose in parte già lette, abbiate pazienza.
 Facebook per è un blocchetto per appunti, mi segno una cosa ed inoltre ho la possibilità di riflettere sui commenti che ne scaturiscono. Comodo no?)

 Io qui a Berlino non lavoro, o comunque non ancora.
Fino ad ora mi sembra ancora di godermi uno strano mese di ferie,ma che ferie sono se la tua vita ha il sapore di "quotidiano", se compri mobili, se fai progetti, se sai che rimarrai qua? E infatti non sono ferie.
Ho lavorato talmente tanto negli ultimi anni che questa disoccupazione forzata me la sognavo da mesi e infatti me la godo, c'è stato solo un momento, settimane fa, in cui sembrava impossibile trovare casa e l'unica possibile costava un po' di più di quello che avevamo immaginato; ecco,durante quei giorni il mio periodo sabbatico di assestamento ha rischiato seriamente di finire prima del tempo: se serve lavoro, ovvio, ma un po' mi sarebbe dispiaciuto perchè avrebbe significato non avere nemmeno tempo per stare con i cani ed ambientarli al nuovo posto, avrei dovuto cercare di corsa un dog sitter e incrociare le dita.

 Poi per fortuna è uscita fuori questa casa e, ed ecco una delle enormi differenze con l'Italia, qui una famiglia (anche con figli forse, viste le agevolazioni e i sussidi) può permettersi di andare avanti con un solo stipendio. Certo, niente lussi nè case fighe ma si vive decorosamente. E così stiamo facendo noi, per qualche mese forse, il tempo di imparare un minimo, visto che per una decente conoscenza del tedesco comunque si parla di almeno un anno, e potermi poi proporre per quello che so fare meglio: laboratori di teatro per bambini.
E se non dovesse essere quello, per qualsiasi altra cosa, per iniziare, poi si vedrà. Sì perchè, esperienza di mio marito a parte 'che comunque un cuoco italiano vero che non si improvvisa tale solo per sfuggire all'ostacolo lingua, il lavoro lo trova, ma appunto settore gastronomia a parte, Berlino pare essere satura a livello lavorativo.
Questo è quello che mi arriva almeno, staremo a vedere.

Nel frattempo, come se avessi dodici anni, e poi venti e poi ventitre, ho sconfitto di nuovo la mia paura della bici, lotta che ciclicamente nella vita mi trovo costretta ad affrontare.
E qui a Berlino, come scappare dalle due ruote?
Come rinunciare alle ciclabili che collegano tutta la città, al senso di libertà, alle gambe indolenzite?
Quindi, paura superata, ora si tratta si prendere dimestichezza per non temere di fermarsi ad ogni semaforo.
Anche perchè, se superi la paura e vai arrivi in un laghetto molto poco turistico e un po' selvaggio, immerso nel verde e ti siedi su una panchina godendoti il posto e il modo in cui l'hai raggiunto.
E mentre stai lì sbuca una famiglia di cigni e mentre pensi "ma li ho mai visti così da vicino?!" e vedi che il padre enorme continua a venire verso di te e non cambia strada, mantieni la calma e pensi:"e che vorranno mai?!" ma lui continua inesorabile a puntarti e a quel punto pensi che sia meglio cambiare panchina.
Loro si mettono lì a mangiucchiare l'erba e soffiano ad una signora che si avvicina troppo.
Si alza il vento e si annuvola ed è meglio andare che l'acqua in bici in magliettina non è il caso.
Ti rimetti in marcia e pensi che no, una famiglia di cigni così da vicino non l'avevi vista mai.