venerdì 27 novembre 2015

Occhi gialli in un mondo finito





Sono l'ultima abitante di un mondo dopo il mondo. 
I miei occhi intossicati e gialli planano lievi sulle rovine di ciò che per anni ho provato a distruggere, senza accorgermi che nulla era mai stato integro.
Osservo dall'alto i percorsi che via terra non sarei mai riuscita a trovare. Mi appaiono nitidi.
Alla mia destra il mare è ghiaccio che non si lascia avvicinare, non mi arrendo. Provo ad entrare con la punta del piede e la risposta è una lama affilata pronta a tranciarmi di netto le dita.
Ognuno cammina come può, penso proseguendo la mia goffa passeggiata ai confini della mia esistenza.
Mi sdraio e lascio che a massaggiarmi il corpo siano solo le vibrazioni della terra. Ricordo quelle antiche, i bassi di una musica che non è più parte del mondo. Mi arriva l’eco di esplosioni in lontananza, tutto trema e non conosco la paura.
Mi sdoppio, me ne vado eppure resto. Ed è lì dove sono che mi raggiungi in silenzio. Ancora una volta, quella che ha un nome che conosco e si chiama Ultima.
Mi volto su un fianco, poggio la guancia sulla sabbia e sei lì, ti entro in ogni poro della pelle: dammi una fine, una qualsiasi ma non mescolarmi a nessun’altra moneta.

Io e te, peso finalmente distribuito in orizzontale, esseri enormi costretti da sempre su gambe minuscole e deboli. Goffi, impacciati, impossibilitati. Chiudo gli occhi e li riapro, sei scomparso.
È il mio modo di restituirti libertà, è con un battito di ciglia che ti libero da me, amen.


La realtà è una pianta che nessuno bagnerà più, che sopravviverà a stento nutrita da occasionali ed acide piogge. Vorrei alzarmi ma conosco a memoria la fatica che accompagnerebbe quel primo ed ultimo gesto, quindi rimango qui, calamitata a terra durante una calamità, riderei, se solo mi ricordassi di avere una bocca.