sabato 22 giugno 2013

Traslochi

3 traslochi in 6 anni di vita di coppia.
4 se aggiungo quello che mi ha portato a vivere da sola.
5 se contiamo l'Erasmus ma, come detto, l'Erasmus non conta quindi non lo conteremo.

Tutti traslochi fatti superficialmente -la prima volta lasciando un sacco di cose a casa dei miei, ad esempio-
oppure di corsa, come quando scappammo nottetempo dalla casa che all'epoca condividevo, inizialmente solo con un'amica -divenuta nel giro di anni un soggetto dal quale tenersi alla larga- e successivamente anche con la sua ragazza;
 fuga funzionale al non finire con qualche lite terribile, faticosa ed inutile oppure peggio, vista la stabilità mentale che aleggiava in quelle quattro mura.

Quindi non ci fu tempo di selezionare cosa portare e cosa no: sacchi neri e via nella notte. Manco fossimo ladri.

Poi ci fu l'ultimo, quello che ci portò a spostarci da quella casa enorme ed economica in culo al mondo a questa: esosa, carina, colorata, dalle giuste dimensioni, piena zeppa di energia positiva in un quartiere che abbiamo adorato fatta eccezione per la mancanza di marciapiedi e di posti auto.
Trasloco fatto mentre lavoravo e per giunta nel periodo di Capodanno e quindi pure lì, si butta proprio quello che salta agli occhi e poi si porta tutto via dicendosi: "poi vedremo a casa nuova", sapendo che no, non vedrai proprio niente e che rimarrà tutto lì in scatole e scatole di polverosi ricordi sull'utilità dei quali ciclicamente ti interroghi e ti interrogherai.


Poi hai il tempo di fare un trasloco in modo un po' più accurato ed anche la necessità, visto che si espatria, e allora ti metti lì e apri dei varchi spaziotemporali.

Escono fuori lettere proprio di quelle scritte carta e penna, fotografie di quando ero piccola in braccio ad una giovanissima mamma nel cortile di casa di nonna, foto in cui non si vede quasi niente, sfocate, scure ma tu ricordi lo stesso il campo scuola in prima media o le vacanze in Sardegna con la famiglia e una femminilità che inizia a sbocciare. 

E pure un bacio che però non ricordo se dato davvero o solo immaginato.
Il ceffone di mio padre per quella fuga notturna invece lo ricordo, quello non fu solo immaginato.

Le lettere che mia sorella mi spediva in Spagna, quelle che mi scriveva dalla stessa camera pregandomi -se vabbè, pregandomi...- di non rispondere che "non c'ho voglia di parlare, semmai scrivi" ma nelle quali si voleva comunque scusare per qualche scazzo o rispostaccia. 
La nostra meravigliosa routine. Sempre e per sempre.

Le lettere delle amiche di sempre, di quelle nuove, di quelle perse e ritrovate, di quelle perse e basta.

Il primo lavoretto della mia vita, una letterina a nonna.

Le lettere di qualche specie d'amore, a modo suo magari.

Biglietti. Mamma mia quanti biglietti: concerti, treni, cinema, teatri. 

E un po' di cose le ho buttate e un po' le ho preparate al viaggio e l'ho fatto forse anche in modo casuale. 
Che chiedermi di scegliere tra ricordi sarebbe troppo.




Me piccola chiusa in una scatola di ricordi.


Nessun commento:

Posta un commento

prego, accomodatevi pure...