Restiamo io e lei, passeggere di una Ubahn piena di corpi,
i soliti che non sai mai se vanno o vengono ma che di certo come noi cercano una strada, una
qualsiasi.
Un momento di silenzio dopo le risate e i saluti con chi prende un'altra direzione, quella giusta.
Io scrivo sullo smartphone, è il
mio vezzo, quello di aggiungere un saluto virtuale a quello fisico, spesso
troppo veloce.
Lei interrompe il mio digitare silenzioso
“io ho sognato di
te e di quello che ti è successo, prima che ce lo leggessi in aula”
e nella mia mente i puntini si uniscono e l' immagine che
viene fuori è chiara ed è quella di un’altra vita in cui queste persone, questi quasi
sconosciuti che ora hanno preso le sembianze di volti più o meno familiari, volti e corpi che riempiono le mie
giornate, spesso le mie notti, a volte anche le mie albe, queste persone erano già qui, da qualche parte dentro i miei giorni.
Penso alla magia che crea lo scrivere ed il leggere insieme, il
supporci, l'intuirci, il provare a conoscerci
e forse, alla fine, riuscire anche a capirci senza però mai pretenderci.
Alexanderplatz, le nostre strade per stanotte si dividono:
le indico la via, io che sono da sempre quella da indirizzare e ci abbracciamo. Ed è
forte.
Ci abbracciamo come amiche, come sorelle, come anime sconosciute eppure
affini.
Torno a pensare, ormai sola, alla magia che mi fa stare in
un’ora imprecisata della notte, notte che non è più scandita dallo smartphone
che finalmente riposa nella borsa, a
scrivere su un blocco bianco con una penna viola in attesa di un tram che mi
porterà a casa. Fa caldo e i 10 minuti di attesa non mi sembrano tragici, se
posso riempirli di parole.
La Torre della Tv mi osserva e mi sembra approvare
sorridente, io la ringrazio per tutto questo.
Per queste vie e queste vite che si incrociano sotto al suo sguardo
metallico e colorato.
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