domenica 8 settembre 2013

Sogno di una notte di fine estate.

I ricordi che ho sono sbiaditi ma tutti gradevoli.
Un prato, gente rilassata, arietta fresca sulle braccia ancora nude.
Volti amichevoli, tra i tanti amici veri: mia sorella, la sua amica, il di lei fidanzato.
Senza starmi a dare troppe spiegazioni mi propone un gioco, un'esperienza e io non trovo motivi per dirgli di no.
Sarai cosciente ma non consapevole o consapevole ma non cosciente, non mi ricordo, vedrai e sentirai tutto ma non riuscirai ad impedire che tutto accada. Sarai lì ma naturalmente anche altrove e ti piacerà.
Mi ricorda tanto uno di quegli scherzetti che, tempo fa, mi tirava il sonno.

Ronzio, ronzio, ronzio. Paralisi. Voglio svegliarmi ma non ci riesco, tutto intorno a me prosegue e io sono prigioniera del mio sonno. Sveglia.
Nessun pericolo di vita imminente ma la sensazione di non essere padrona delle mie azioni, del mio sonno e della mia veglia, del mio corpo.

E siccome ad un certo punto ho imparato a riconoscere le avvisaglie dello scherzetto e a rimandarlo, evitarlo, fino a farlo sparire ecco che ora un po'mi manca e questa cosa che mi sta proponendo S. mi ricorda il mio vecchio gioco di gioventù.

Vai, sono pronta: S. prende una siringa e mi inietta il contenuto nel collo. Dall'odore sembra alcool puro, penso un attimo prima di andare. La partenza è immediata e l'effetto è quello temuto, desiderato, voluto: sono lì, vedo tutto, mi accorgo che mi stanno stendendo a terra ma non posso fare -nè probabilmente voglio- nulla.


Ora io non so dove abbia trascorso quei minuti, quale universo abbia esplorato, quale vita parallela sia andata a vivere, chi di voi abbia incontrato e sotto quali forme, cosa sia andata a sistemare e perchè. Se ci sia davvero riuscita. Quanto tempo abbia vissuto di la. Perchè quelli che di qua possono essere venti minuti, di la, si sa che possono essere venti anni.

Esattamente come l'Olivia di Fringe riemergo respirando forte. Come se avessi trattenuto il fiato. Sono tornata, posso svegliarmi.

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