lunedì 12 gennaio 2015

2003 circa. Perché no? Viaggiocake.


(L'esercizio era il viaggio. Vero, finto, desiderato, ricordato, solo immaginato.
 Ecco il mio)



Sono poche le volte che disse NO e quella, non fu certo una di quelle -poche- volte in cui lo fece.

Disse sì. Perché era la cosa più invitante al momento.
Perché era conviviale e quello che le veniva offerto appariva delizioso, perché era ubriaca e soprattutto perché no?
Così disse sì. Il locale era chiuso agli avventori ma aperto per loro, per festeggiare l'ennesimo Erasmus in partenza ed in Spagna, se c'è una cosa che sanno fare bene, è festeggiare. 

Così mangiò un pezzo di torta, come un'Alice golosa ma meno ignara.
"Vacci piano, è fatta in casa"
"Ma sì, tranquilli"
E poi un altro pezzo, piccolo.
Si leccò le dita, si sentiva curiosa, non aveva paura.

E poi arrivò l'ovatta.

E poi all'improvviso, camminando al fianco della sua coinquilina per raggiungere un altro locale si soffermò su una bottiglia di birra per la strada, sull'etichetta campeggiava un volto di donna, l'equivalente femminile e spagnolo del Signor Moretti.
L'etichetta le parlò.
La signora disegnata aprì la bocca e provò  a parlarle ma lei non riuscì a capire niente perché in quel momento era come se le nuvole del cielo si fossero fatte di zucchero filato ed ovatta per poi infilarsi nelle sue orecchie.

Si fermò, prese la sua amica sottobraccio e provò a spiegarle che le stava accadendo qualcosa di tremendo e bellissimo ma non era certa che lei potesse capirla.
Vampate di calore le colorarono le guance ed ecco mille biglie colorate vennero lasciate cadere nella sua testa. Girarono, rimbalzarono, ne seguirono i bordi come infilate in un contenitore, tondo, di vetro.

Le vedete le biglie? Sono i pensieri. Provate a fermarli se ci riuscite.
Lei non ci riuscì ed anzi capì, che provare a fermarli sarebbe stato un errore ma non uno di quelli belli.

Entrarono in un altro locale, vicino casa sua. Era un jazz club ospitato in un palazzetto a due piani, finestra ad angolo, la prima a catturare la sua attenzione. Era aperta.
Mille voci provenienti dalle mille bocche di mille persone senza volto, intorno e dentro di lei.
Non sapeva quale seguire.
Poi arrivò lui, forse un amico, forse uno sconosciuto, non lo saprà mai: la prese la testa per mano e l'accompagnò.
Seduti in quel locale affrontano il quadro più difficile di quel videogioco in cui era incastrata.
Avanti, indietro, ferma, seduta, in piedi.
"Ti immagini se adesso saltiamo giù?"
Si guardarono senza vedersi, non saltarono.
Ma avrebbero potuto.

Poi arrivò una delle volte che, sbagliando, disse no.
"Resta con noi"
"No, vado a casa."

Bevve una tazza di latte freddo ed improvvisamente la testa le venne risucchiata dentro.
Tornò fuori respirando a fatica.

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