martedì 1 luglio 2014

Un anno normale.

Entra il blu, esce il rosso.
Così ho affrontato quel travaglio che mi portava ad abortire, perché i dolori ci sono stati, inaspettati e forti e chissà come chissà perché, mi è venuto fuori qualche rimasuglio di yoga, palestra, non so nemmeno io bene cosa e mi ha salvata con questa respirazione.

Il blu, che era già venuto fuori parlando con la mia psicologa.

Il blu che è anche il nome del mio adorato canetto Blu.
Che pare corrisponda ad un Chakra specifico. 

Il blu mi ha salvata. E anche Blu, mi ha salvata. 
Blu, col quale sento di avere un legame sempre più forte, grazie anche ad Ilaria, educatrice cinofila/ormai amica che abbiamo incontrato qui e che ci sta aiutando tanto, soprattutto sta aiutando me a non farmi soggiogare dal legame forte che ho con lui.
Legame così forte che mi ha portata a telefonare ad Andrea, durante un comunissimo sabato in cui ero a lavoro e mi prendevo una pausa,  proprio mentre Blu stava avendo una crisi epilettica. Sarà un caso, ma io penso che si tratti di un legame inspiegabilmente forte. Come se mi avesse chiamata, ecco.
E' stato orrendo, tutto è crollato di nuovo, proprio mentre ci stavamo per rialzare, ecco che crolla tutto di nuovo. La reazione c'è stata, immediata e decisa, mi sono fatta aiutare certo da persone stupende che un anno fa non sapevo nemmeno esistessero e senza le quali non ce l'avrei fatta.
Da Heidi che è un angelo custode.
Per fortuna sembrerebbe essere stato solo un episodio, speriamo fortemente che non si verifichi mai più ma di nuovo, dopo pochi mesi, mi sono vista sbattere in faccia l'imprevidibilità, l'impossibilità di avere tutto sotto controllo, il fatto che non si può essere sempre in salute e che sì, esiste pure la morte. O l'ipotesi della stessa.


Non so quanto sia passato dall'aborto, forse un paio di mesi, so però per certo che è passato un anno (e spicci) dal nostro arrivo a Berlino.

Una macchina, un furgone, noi, i nostri cani, i nostri accompagnatori e tanti scatoloni: niente di complicato a ripensarci, ed invece cavolo se è stato complicato organizzare il tutto continuando a lavorare, pregando di avere il meritato stipendio (niente liquidazione, che scherziamo?!) riuscire a salutare tutti (impossibile), non farsi scappare una lacrimuccia (altrettanto impossibile), continuare a dirsi "stai facendo la cosa giusta".

Un anno fa mettevamo piede a Berlino, a Charlottenburg per l'esattezza, dove 
ad aspettarci c'era solo Alessandro mio cognato ed eravamo carichi di tutto e  ci accingevamo a trascorrere una serata assurda con tanto di polizia alla porta di casa per una canna fumata in balcone, vabbè ma questo è solo un colorito aneddoto.

Ma nemmeno nelle fantasie più recondite avrei potuto immaginare un bilancio così positivo e per positivo no, non intendo tutto rose e fiori, ma positivo nel senso di fattibile, possibile, con margine di costante miglioramento.

Andrea che trova lavoro in un giorno.
Noi che troviamo casa con un contratto per tre anni dopo nemmeno un mese.
Io che dopo nemmeno un anno supero brillantemente il livello B1 in tedesco ed ora lavoro a contatto col pubblico parlando solo questa strana lingua.
Che lavoro, tra l'altro, in un posto gestito da persone deliziose, simpatiche, che mi aiutano col tedesco e che mi fanno sentire a casa.
Io che ho quindi, ben due lavori e che fatico un decimo di quando ne avevo solo uno.
Un aborto di mezzo e un'esperienza di quasi cinque mesi di gravidanza, due dei quali molto difficili, durante la quale sono stata aiutata da una sanità eccellente.
Delle persone speciali e bellissime.
La possibilità di avere una vita sociale.

Ci sono anche le cose negative ma non mi piace elencarle, sono in ogni giorno, in ogni frase, fanno parte della quotidianità, se mi fermo a pensarci ne esce una anche adesso ma perché dovrei soffermarmici proprio ora? Ora no.
Tanto sono sempre qui.
E chi non arriva a percepire questo ed ha bisogno di leggere la lamentela o peggio, l'elenco di lamentele, non ha niente da dividere con me.
Il mio bilancio è super positivo e rifarei tutto domani.


Lo so che questo non piacerà a chi è qui da un po' e scoraggia gli altri perché trasferendosi invece che 10 scatoloni di libri come ho fatto io, s'è portato dietro un orticello.
E sia chiaro, parlo di scoraggiare in modo stupido, non sensato, banale: è verissimo che è difficile, che senza lingua non fai nulla, che per riuscire ad avere una casa in affitto devi fare i salti mortali (o più semplicemente devi dimostare di essere affidabile economicamente), ma se ce l'abbiamo fatta noi e tanta altra gente, come si può dire che è impossibile?



Poi non piacerà nemmeno a quelli che stanno qui, stanno bene qui ma fa tanto figo denigrare il posto in cui vivono e in cui stanno bene o in cui stanno meglio. Perché se ci stai, mi viene da pensare che tu ci stia meglio, oder?

Poi non piacerà nemmeno a chi è ancora in Italia e giudica le mie parole faziose, scoraggianti,  non piacerà a chi mi ha accusata (non ridete) di essere passata dalla parte del colonizzato, a discapito del colonizzatore. Gente che mi conosce anche un po' eh, ma niente, quando la capoccia fa corto circuito succede pure questo.
A chi afferma che scappare è facile, resta e lotta. Come se avessero mai davvero lottato. 
Come se mi fosse mai venuto in mente di dire che chi rimane sbaglia, come se mi fossi mai permessa di giudicare. Ma che cazzo ve dirà la testa, boh.

Non piacerà a chi ama vedere "le case crollare", ma pazienza.

So invece che piacerà a Giordano, a Betta, a Giustina, a mia sorella, ai miei genitori, a Laura e Chiccola, a Ramona, a Fabri, Gio, Fabio ed Emi, a Simona, a Ginevra, a Massi e Sara, Claudio e Francesca, Davide e Jenny, a tanta gente che conosco (ancora) solo virtualmente e poi basta perché è impossibile elencare tutte le persone che ci sono state vicine senza dimenticare qualcuno e fare quindi una figura di merda. Piacerà a voi, che state ridendo, che siete felici per come ci sono andate le cose e ci siete stati accanto quando le cose andavano male.

Ora mi vesto e mi preparo, ho una lavatrice da ritirare, c'è il sole e più tardi vado dalla psicologa perché quella serenità che leggete spesso, che vi fa gioire o vi infastidisce, che non capite, che deridete, alla quale non credete o che invidiate, non è altro che un lavoro. Un durissimo e quotidiano lavoro. 

2 commenti:

  1. "Ci sono anche le cose negative ma non mi piace elencarle, sono in ogni giorno, in ogni frase, fanno parte della quotidianità, se mi fermo a pensarci ne esce una anche adesso ma perché dovrei soffermarmici proprio ora? Ora no."
    Questo è un pensiero che ti rubo Francesca bella. Ricordo i tuoi preparativi, la telefonata che ti feci e qualche lacrimuccia che mi scappò. Sono così contenta di te. Non solo per te ma proprio DI te. Tanto. Buona vita Bimba, sei un esempio, anche per una babbiona come me.

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  2. Ce ne fossero di babbione come te.
    Grazie Cri, è importante che tu mi porti sempre un po' con te. :)

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prego, accomodatevi pure...