martedì 7 gennaio 2014

13-14

Niente bilancio di fine anno, niente buoni propositi per l'anno nuovo, niente post di saluti, niente di niente.


Eppure il 2014 è stato un anno troppo importante per non chiuderlo con qualche riga perché, come al solito, se le cose non le leggo scritte nero su bianco non mi sembra che siano accadute davvero.

Il Natale del 2013 lo ricordo come uno dei più tristi da che ho memoria, no anzi, il più triste resta quello del 1999 con mia nonna ricoverata in quell'ospedale dal quale, come da lei promesso, non uscì più. 

Lo scorso Natale ha avuto invece il sapore del mobbing, della presa per il culo, dell'arrivismo e della scorrettezza all'italiana. Ha avuto il sapore di un lavoro frustrante ma "questo passa il convento" e poi, all'improvviso, l'ennesima domanda: "partiamo?!" e la risposta che per la prima volta fu diversa. "Sì!
La meta era scontata: Berlino.

E così ebbe inizio quell'anno che da triste si trasformò in speciale: carico di cose da fare, di paure, di organizzazione, di fatica, di timori. Vuoto di ipocondrie ed ansie perché la cura migliore a volte è non avere tempo.
Un anno di saluti, di dubbi anzi forse no, quelli non ne abbiamo avuti mai. Di paura di non farcela forse, quello sì.

Anno che a metà ci vide prendere "baracca e burattini" e arrivare qui dove siamo ora.
E poi altri sei mesi a cercare di capirci qualcosa: una lingua indecifrabile per i primi mesi, e poi subito la scuola, il lavoro, le nuove conoscenze, la casa "d'appoggio" e quella vera che ci ospita, accogliente, adesso.
Proprio oggi mentre mi asciugavo i capelli mi sono ritrovata a dire "non è così male questa casa" perché noi -il mio amore ed io- siamo quelli che niente è facile e niente è subito né, tantomeno, niente è regalato. Mai. Sempre faticato, conquistato, strameritato.

E poi, l'anno è finito ed è cominciato con quella parte di me che è rimasta di là, con la mia metà, con la persona con cui dopo massimo una settimana di convivenza rischio di litigare, diversa da me in tutto, che mi fa ridere fino a soffocare, che mi fa incazzare fino a rendermi una cretina che dice cose idiote, con mia sorella.

E per la terza volta in sei mesi ho visto andare via da qui le persone che amo e so che devo abituarmi a quella sensazione. 
Devo abituarmi anche alla paura di vederle perché poi so che dovrò salutarle, perché io lo sapevo da subito e da subito lo avevo messo in conto ma poi quando ti trovi a dover fare i conti col groppo in gola, tutto cambia.

Tutto qui. Da questo 2014 non mi aspetto proprio niente.
Fine.



Nessun commento:

Posta un commento

prego, accomodatevi pure...