mercoledì 6 novembre 2013

Dal mobbing in Italia alla speranza tedesca.

http://frontierenews.it/2013/11/dal-mobbing-in-italia-alla-speranza-tedesca-storia-di-unitaliana-a-berlino/


Donna, italiana, 36 anni.

Un diploma in ragioneria mai utilizzato del quale non se ne capiscono bene le ragioni, una laurea in Psicologia mai raggiunta. Da sempre ho lavorato con i bambini: da baby sitter ad operatrice ludico-didattica nelle scuole dell’infanzia insegnando teatro.
Un lavoro meraviglioso, prezioso per il solo fatto di poter essere a contatto con i bambini che, nonostante fatica, capricci e arrabbiature, riescono a donare e a insegnare molto, sempre. A modo loro, certo.
Ma gli aspetti positivi e meravigliosi di questo lavoro dopo qualche anno sono stati surclassati daun eterno contratto a progetto che non permetteva un giorno di febbre e dalle incomprensioni con “i grandi”. Ma c’era e andava tenuto stretto.

Accanto a me un uomo che si è sempre districato nelle cucine romane come cuoco. Più o meno soddisfatto, più o meno retribuito ma sempre con contratti sicuri. Poi, tre anni fa, arrivano 7 punti su un dito, il diritto esercitato di mettersi in malattia e la reazione del proprietario del noto e fighetto ristorante romano: due settimane di mobbing ed un licenziamento per esubero di personale. Facile, no?
Gli anni che seguirono ci misero a dura prova e nel frattempo facemmo la conoscenza di Berlino: nuova e vecchissima, un cantiere a cielo aperto, una possibilità, una città terribilmente affascinante. Ammiccante e fredda al tempo stesso, difficile resisterle.
Ma due anni fa non ero ancora pronta e non lo rimpiango.
Non volevo lasciare amici e famiglia e non volevo abbandonare il campo già martoriato ma non ancora completamente abbandonato di quello che era in quegli anni la politica italiana e dove ancora volevo provare a muovermi. Senza vicinanze con nessun partito né ambizioni in quel senso ma spinta dal solo cuore, dalla voglia di civiltà, dall’odio per le ingiustizie alle quali siamo in gran parte assuefatti, istinti primari che mi tenevano sempre con un piede tra piazze e movimenti.
Ma poi, la lotta divenne personale: giornate intere passate a cercare di resistere continuando a fare un lavoro che era diventato frustrante e difficile, un affitto di 1000 euro, condominio escluso, nella periferia Sud-Est di Roma, un marito disoccupato o comunque altalenante, giornate buttate in mezzo al traffico e giorni tutti uguali in cui si aspetta solo che sia sera per trovare rifugio sul divano, lasciando la città che ci rende schiavi e che non riusciamo più ad amare, fuori dalla porta.

E allora, cosa te ne fai di amici e famiglia se tutto quello che riesci a dare loro è senso di sconforto, malcontento, problemi? Forse altrove è possibile.
 Forse altrove può essere migliore. Forse, mi sono detta, dovrei scegliere la qualità del tempo trascorso insieme piuttosto che la quantità. E così abbiamo mollato casa e lavoro (solo il mio, a quel punto) ed organizzato tutto in qualche mese.

Cosa avevamo di certo? I nostri cani, naturalmente. Una macchina per affrontare il viaggio dato che rinchiuderli nella stiva di un aereo non era nostra intenzione, un furgone noleggiato per portare con noi libri, cd, suppellettili, un pezzo di casa insomma, un magazzino dove tenere tutto ciò prenotato per due mesi e una casa-vacanze, più costosa certamente ma per avere la quale non ci hanno fatto nessun tipo di problema, anch’essa prenotata per due mesi.
Due mesi durante i quali, eravamo certi, ci saremmo sistemati. Di mesi ne sono passati quattro, alcune cose non sono andate come avevamo previsto e tra queste, la maggior parte sono andate molto meglio. Mio marito in due giorni e al primo colloquio effettivamente sostenuto (perché al  primo appuntamento per un colloquio di lavoro la proprietaria, italiana, gli ha dato buca) ha trovato un lavoro in un ristorante tedesco. Contratto regolare, paga non alta ma buona, quanto meno per iniziare e considerando che non parla ancora tedesco.
Io invece, come da progetti, mi sono iscritta a scuola: seguo un corso intensivo di tedesco cinque ore al giorno per cinque giorni la settimana. La scuola è la Vhs la più popolare, economica, amata ed odiata scuola tedesca.
Il corso al quale sono iscritta è di integrazione e la differenza è solo nel costo: pago 120 euro al mese invece che 150 e dopo sei mesi, raggiunto cioè il livello B1 si sostiene l’esame, superato il quale ci verrà restituito la metà di quanto pagato. La possibilità di dedicarmi solo allo studio della lingua, di poter aspettare un po’ per cercare un lavoro mi rende felice.

Sto realizzando quello che non ho mai potuto fare in Italia e cioé stare un periodo senza lavorare per fare qualcosa per me, per investire, per provarci, per migliorarmi.
Nel frattempo mi godo lo stupore di scendere con il tram tutte le mattine ad Alexander Platz, mi godo la funzionalità dei mezzi di trasporto, le nuove amicizie, angoli più o meno conosciuti che giorno dopo giorno diventano familiari e no, non lo avresti detto mai.
Tutti i giorni penso all’amore che ancora vive in Italia: famiglia, amici, mi mancano sempre. Mi manca un pezzo. Ma di certo, sono più felice ora pur senza un pezzo, di prima quando quel pezzo ce l’avevo e non potevo goderne.
Quello che di certo è cambiato è la sensazione che ho, appena sveglia la mattina, di avere la possibilità di fare qualcosa.
Qualcosa per me, qualcosa che mi piace, qualcosa che forse non mi riuscirà ma posso provare. Quello che non potevo più fare in Italia.

4 commenti:

  1. Complimenti per la difficile scelta! Io sono una giovane laureanda in Scienze del turismo e da quel che vedo in Italia e soprattutto in una capitale come Milano non c'è molta possibilità per il mio futuro. E' molto difficile trovare lavoro nel campo che desidero e anche a me è sfiorata l'idea della Germania pur sapendo che non sarà facile per la lingua! Tenete duro :) In bocca al lupo!

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  2. Crepi! E valuta bene la tua scelta: il tedesco è molto difficile ma sei una studentessa e hai tutto il tempo davanti! Grazie e in bocca al lupo anche a te! :)

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  3. ciao innanzi tutto il mio rispetto poi venendo al punto anche io ho deciso di giocarmi la carta germania a berlino ci sono stato nel 90' e mi piacque moltissimo ero giovane e poi ho deciso per l'inghilterra ma oggi credo che la germania possa offrire di piu per cui ho pianificato la mia trasferta per l'inizio dell'estate prossima anch'io con un cane ed una macchina alquanto sgangherata spero mi ci porti!!sono laureato all'accademia di belle arti non parlo tedesco ma un ottimo inglese e soprattutto non c'ho una lira a parte forse i soldi per il carburante che mi consigli grazie

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  4. Bè oddio, soprattutto per il cane non ti consiglierei di partire proprio senza nemmeno un risparmio:
    loro sono stati il mio pensiero più grande per i primi mesi ed in effetti hanno sofferto molto il cambiamento ed anche ora restano una mia grande preoccupazione.
    Per il resto, anche la conoscenza del tedesco la reputo proprio indispensabile ma io in pochi mesi sto raggiungendo il livello B2 che è comunque molto buono.
    Per il resto tentar non nuoce mai, occhio solo al tuo cane! ;)

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prego, accomodatevi pure...