lunedì 21 ottobre 2013

Un sabato d'ottobre in cui sono lontana.

Sabato scorso, per la prima volta, mi é mancata Roma.

E con Roma  non intendo le persone che ho lasciato lí, famiglia, sorella, amici perché quelli mi mancano ogni secondo. Ad ogni respiro.
Respiro che  si spezza quando ci penso o che  semplicemente mi accompagna come un costante brusio di sottofondo quando sono impegnata a fare e pensare ad altro.
E succede, volutamente, spesso.


Sabato mi é mancata proprio Roma e con Roma intendo la cittá.
Roma di sabato per l'esattezza: il fermento, i messaggi, l'appuntamento, il solito da una vita: ci vediamo alle 14,30 a Piazza della Repubblica.

E poi tutto quello che sappiamo, no?! I quotidiani illeggibili in mano, qualcuno con le bandiere, non noi. Noi siamo cani sciolti, da una vita.
La stampa, la piazza che si riempie. Tutti ai posti di partenza.

Parte il corteo, che facciamo aspettiamo un po' o andiamo?!

Andiamo va. 

Gli appuntamenti, i ritardatari, gli amici, i volti piú o meno noti. Partono i cori, quelle corsette odiose, non si corre per gioco, si corre solo se serve.

E poi, puntualmente l'aria si fa tesa.
Qualche fumogeno, quando va male parte un lancio di qualsiasi cosa e non solo, quando va bene solo gente che urla non correte, non correte  e per quanto tu sappia che hanno ragione, l'unica cosa che vorresti fare é proprio scappare.


E poi, quella sensazione di vita che scorre: sui volti tesi, impauriti, o solo felici. Adrenalina che si taglia col coltello tanto é densa.
Foto, foto, foto facendo attenzione a non ritrarre troppo chiaramente i volti, che non si sa mai.
I giornalisti che puntualmente inventano scontri anche quando non ce ne sono stati e lo fanno con il  solo fine di demonizzarli.
Stavolta pare essersi formato un movimento (un altro?!) che é in sit in a Porta Pia da due giorni.
Spero non faccia la fine degli Indignados di Santa  Croce in Gerusalemme, che volevano fare l'orto nelle aiuole della piazza e passavano ore per decidere chi doveva tenere il corso d'astrologia.
Manco fossero in autogestione.

Mi sono sempre chiesta chi abbia deciso che debba essere l'autunno ad essere caldo, certo ricominciano le scuole, ci si risveglia dal torpore estivo.
Ma si riesce a cadere nel torpore quando si é davvero disperati?!

Da qui, cosa che ho provato nel vedervi sfilare?!
Da un lato un grande senso di colpa. Come se vi avessi tradito, uno per uno, salvandomi.
Dall'altro la sensazione che le manifestazioni riuscite, come quella di sabato scorso altro non siano che (inutili) boccate d'ossigeno ad un paese al quale forse andrebbe solo staccata la  spina.

1 commento:

  1. non sentirti in colpa, perché chi va fuori non è completamente salvo. Ha semplicemente un'altra quotidianità a cui pensare, a volte bella e entusiasmante, a volte dura. Sentirsi in colpa non è giusto, te lo dico perché a volte è capitato anche a me. E non smettere mai di sentirti italiana o romana, proprio come le persone che restano. È e sarà sempre un tuo diritto, come quello di sparare che le cose lì miglioreranno

    Valeria

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prego, accomodatevi pure...